Cataratta

Cataratta

Nella parte anteriore dell’occhio dietro l’iride, si trova il cristallino. È una lente trasparente che insieme alla cornea costituisce il sistema di messa a fuoco delle immagini sulla retina (mezzi diottrici). L’opacizzazione del cristallino è definita cataratta. L’opacizzazione si forma lentamente e col tempo aumenta di intensità, impedendo sempre più la corretta messa a fuoco dei raggi luminosi sulla retina. Tutto ciò causa un progressivo annebbiamento con conseguente calo della vista. Vi sono cataratte piuttosto rare come quelle congenite o giovanili mentre la forma più frequente è legata tipicamente all’invecchiamento. La cataratta può anche essere secondaria a patologie sistemiche o locali, ad esempio le uveiti, ad assunzione di farmaci, come il cortisone, infine a seguito di traumi oculari.

Il meccanismo biochimico che provoca l‘opacizzazione del cristallino non è ben conosciuto; in genere è stata messa in evidenza l’aggregazione e l’ossidazione delle proteine del cristallino, processo noto e diffuso in tutto l’organismo che aumenta con l’invecchiamento. Per questo motivo gran parte delle persone anziane soffrono di cataratta. Altre possibili cause sono l’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti, il diabete e il fumo.

Il sintomo principale è la perdita della nitidezza delle immagini con progressiva diminuzione della vista. Altri disturbi correlati alla cataratta possono essere l’abbagliamento, lo sdoppiamento delle immagini, la percezione di aloni attorno alle sorgenti luminose e la difficoltà nella lettura. Pertanto è consigliata una visita oculistica periodica oltre i 60 anni di età, anche in assenza di sintomatologia specifica. La cataratta può interessare uno solo oppure entrambi gli occhi contemporaneamente o in tempi variabili tra un occhio e l’altro.

La diagnosi di cataratta viene posta dall’oculista dopo una valutazione complessiva della capacità visiva e della condizione generale di salute dell’occhio attraverso un:

  • Esame completo della refrazione e della acutezza visiva;
  • Esame biomicroscopico completo con lampada a fessura;
  • Esame del fondo oculare con o senza l’instillazione di un collirio che dilata la pupilla.

Altre indagini di approfondimento diagnostici, possono essere necessari:

  • Ecografia bulbare;
  • Esami della retina (fluorangiografia – tomografia OCT);
  • Topografia e tomografia corneale;
  • Campimetria computerizzata e pachimetria corneale;
  • Valutazione della motilità con visita ortottica.

Il cristallino opacizzato (cataratta) viene sostituito mediante l’inserimento di un cristallino artificiale nel sacco capsulare.La potenza che questo cristallino deve avere varia a secondo del difetto visivo del paziente e può essere calcolato prima dell’inserimento attraverso appositi esami strumentali (biometria: misura la lunghezza dell’occhio). Il risultato visivo che si desidera avere può essere concordato, nei limiti consentiti dai calcoli, con l’oculista prima dell’intervento.

L’intervento avviene in day hospital.
Il paziente viene posto in posizione supina sul letto operatorio. Solitamente si esegue in anestesia topica, cioè instillando delle gocce di anestetico, tuttavia in alcuni casi può essere necessaria un’anestesia loco-regionale.
Si procede alla disinfezione della cute periorbitaria e sul volto viene posizionato un telino sterile. L’intervento, eseguito mediante l’utilizzo di un microscopio operatorio, consiste nell’asportare la parte opacata del cristallino mediante l’utilizzo di un facoemulsificatore e nell’impianto di un cristallino artificiale.
L’intervento di cataratta è ben codificato e nella maggior parte dei casi i risultati sono eccellenti. Tuttavia esistono molte possibili complicanze preoperatorie, intraoperatorie e postoperatorie; inoltre alcune patologie sistemiche ed oculari possono rendere l’intervento di cataratta più complesso.

La terapia nell’immediato post-operatoria generalmente è topica, con instillazione di colliri, talvolta può essere necessaria l’assunzione di antibiotici o corticosteroidi per bocca. È buona norma evitare di strofinare gli occhi ed in caso di abbagliamento utilizzare lenti scure.
Una volta rimossa la cataratta non si può riformare. Tuttavia dopo mesi o anni dall’intervento si può avere un’opacizzazione del sacco capsulare, in cui è stato inserito il cristallino artificiale, con la comparsa di una cataratta secondaria, con diminuzione della vista che si può agevolmente risolvere con un trattamento laser.